Scopri quali erano i chioschi più famosi di Formentera
A metà dicembre 2021 su molti gruppi e pagine social dedicati a Formentera non si parlava d’altro: i chioschi dell’isola – da sempre simbolo degli aperitivi al tramonto e della vita rilassata da spiaggia – venivano letteralmente smontati per una nuova ordinanza (e/o scadenza licenze).
Bartolo, Franja, Lucky, Pirata (che una volta era un camion adibito a bar, come vedete qui sopra nella foto che apre l’articolo), Cala Saona, S’Auberadeda, Kiosko 62. Luoghi imprescindibili per chi frequenta e ama l’isola, sono “scomparsi” in poco più di mezza mattinata. Come la burocrazia supera la tradizione in un batter d’occhio. Se potranno riaprire la prossima stagione lo scopriremo solo vivendo.
Di certo i chiringuiti di Formentera hanno segnato un’epoca. Per questo voglio parlarvi di quelli scomparsi già da tempo, alcuni leggendari, come quello di Anselmo, dove lo stesso Pau Donés trascorse tante serate insieme ai tuoi migliori amici.
I “chiringuiti” fantasma di Formentera
A volte passeggiando per le spiagge dell’isola, vedo dei vuoti apparenti: spazi dove una volta pulsavano giornate trascorse in compagnia, a godersi la meravigliosa brezza di Formentera, davanti a un mare che toglie il fiato per quanto è bello. Questi vuoti mi ricordano davvero i miei trent’anni e tempi che non torneranno più. In altri casi, rimandano a dei chioschi che io stessa non ho mai visto, ma di cui ho sentito tanto parlare da chi vive sull’isola o la frequentava in passato.
Las Guarachas/Giallo
Situato sulla spiaggia di Migjorn, il Giallo fu un chiosco in voga a fine Anni ’90. Era gestito da Franceschino, un italiano oggi molto conosciuto a Formentera per il rinomato ed esclusivo ristorante Can Carlos, aperto in seguito alla chiusura del Giallo.
Prima di chiamarsi così, era famoso come Las Guarachas (poi “amarillo”, da cui “giallo), gestito da Fernando, un personaggio che in molti descrivono come uomo di altri tempi.
Io ci venivo al tramonto con le mie amiche, e si stava davvero molto bene. Tanti anni dopo mi capitò anche di leggere un romanzo (Formentera, di Ezequiel Devoto), che racconta tutte le vicende del Can Carlos, viste dalla cucina.
Il Blanco
Di questo posto ricordo la musica di Sade e il libro Oceanomare di Baricco esposto dentro un barattolo con della sabbia. Si chiamava proprio Oceanomare ancora, ed era gestito da un italiano, che poi aprì un altro bel locale al faro de La Mola.
Siamo a pochi metri dal Blue Bar, sempre a Migjorn. Dopo questa data non ho ben capito cosa combinarono i gestori del locale, ma non ne ho sentito mai parlare benissimo e si trasferirono a Mikonos (ne parlo anche in Formentera non esiste).
Il Blanco fu chiuso e oggi al suo posto c’è un buco. Una curiosità: prima di chiamarsi Blanco e prima di Oceano Mare, si chiamava Mocambo ed era un chiringuito senza troppe pretese, dove rilassarsi e godersi il paradiso di Migjorn. Ancora prima, Sirena Gorda e Sirena Blu.
Sun Splash
In realtà questo chiosco esiste ancora fisicamente, si chiama Kiosko 62 e lo trovate a Ca Marì, ma è molto diverso dal locale che per tantissimi anni ha gestito Denise, una tedesca che ho visto piangere a dirotto quando le scadde la licenza per continuare a occuparsi del Sun Splash.
Era un chiosco molto informale ed economico, dove rilassarsi e incontrare gente, ma lontanissimo dalle atmosfere lunghe e fighette di certi posti formenteresi. Denise è anche l’artista che ha realizzato un progetto geniale, si tratta di Formenhattan.
Formentera e Manhattan sono due isole, famose per una particolare energia, che non passa inosservata. Denise è riuscita a dimostrare le somiglianze tra questi due luoghi magnetici attraverso la comparazione di scatti fotografico. Davvero complimenti!
Prima di chiamarsi Sun Splash, qui c’era il Bananas Beach, il cui proprietario aveva anche il Banas di Es Pujols, che poi divenne un locale simbolo della movida di Formentera (grazie a Simone Brizio per la info).
Fermin (ex Desiré)
Desiré era il nome della signora che gestiva questo chiosco sulla spiaggia di Ses Canyes, vicina a Es Pujols, parecchi anni fa. Poi subentrò lo spagnolo Fermin, che portava dalla penisola litri e litri di liquori sfusi, con cui si creavano dei cocktail improbabili, come la famosa “martellata” (che stroncava anche i più esperti bevitori per l’elevato grado alcolico coperto da un sapore di frutta fresca), il calippo loco o il caffellatte (na zozzeria!).
E grazie alla foto di un grande conoscitore e amante dell’isola (Edoardo Zucca) ecco a voi la martellata:
A metà degli anni ’90 il turismo italiano iniziava a “invadere” l’isola e questo era uno dei locali in cui ci si riuniva. La musica era vietata, per questo qualcuno si portava la chitarra e aspettava il tramonto accompagnato da cori allegri.
Si era anche creata una certa divisione tra milanesi al Big Sur e romani da Fermin, ricordo ancora (miracolosamente perché quei mix alcolici erano potenti) il coro che tutti in piedi sul tronco cantavamo a fine serata “Desiré Desiré che ce frega dei Big Sur noi c’avevo er Desiré”. Tempi per me lontanissimi, ma che non rinnego affatto.
Il tronco su cui ci si sedeva (parliamo di centinaia di persone) è ancora lì, se andate in questa spiaggia lo vedrete senz’altro.
Curiosità: adoro la community del gruppo Facebook di Formentera non esiste. Dopo la pubblicazione di questo post, ho saputo che questo tronco si dice non appartenga a nessun albero di Formentera, ma che arrivò dal mare in seguito al naufragio di una nave che evidentemente trasportava legna.
Casin ed Espigonet
Uno a Mal Pas e l’altro alla Savina… Non so altro, comunque non esistono più. Tra i chiringuiti spariti c’è anche Amore e Iodio, a Ses Platgetes, ma venne chiuso per troppo casino anni fa.
Big Sur
Ho dedicato un post intero a questo leggendario locale (oggi al suo posto troverete il Beso Beach, in cui sinceramente non credo che andrò mai).
Anselmo
Penso che nella storia di questo non più esistente chiringuito ci sia gran parte dell’essenza di Formentera, nel bene e nel male. Si trovava a Punta Pedrera, una zona ancora oggi per niente turistica. Il nome è quello del suo primo gestore, che poi lo cedette al trio Mendrugo, Andreu e César. Il cantante degli Jarabe de Palo era sempre qui, a godersi amici e isola.
A parte Andreu, sono tutti trapassati, chiosco compreso, ma fu un vero e proprio crocevia di incontri, storie e sincronicità.
Una curiosità: è nominato anche nel romanzo L’amore dura tre anni di Frédéric Beigbeder
Pensate che anche il mistico sufu armeno Gurdjieff ha a che fare con questo luogo… Se avete voglia di scoprire le vicende incredibili che ruotano intorno al chiosco Anselmo (e tutte le storie inedite di Formentera che ho raccolto negli ultimi dieci anni), vi invito a leggere il mio prossimo libro: Formentera Esiste, in uscita a giugno 2022 e già disponibile in prevendita.
Potete preordinarlo QUI, con diversi vantaggi. Salviamo le storie dell’isola: sostieni anche tu il progetto!