
Visita al nuovo museo del faro della Mola
Il faro della Mola è uno di quei luoghi difficili da descrivere. Giulio Verne lo paragonò alla fine del mondo in un suo romanzo, e questo la dice lunga sulla suggestione che questo posto di Formentera sia in grado di suscitare.
Una mia carissima amica, innamorata della isla, è andata in avanscoperta al posto mio per raccontarci la grande novità del faro. Lascio a lei la pagina, ringraziandola per il prezioso contributo.
Ecco qui il suo articolo… Grazie Francesca!

Avrò almeno 100 foto del Faro della mola, tutte sbilenche, tutte di mattina.
Perché a me piace andarci presto, quando siamo io, le rocce, qualche lucertola insonne e la paura che mi fa il mare mentre urla di sotto. Sono sola col mio dio dei miscredenti, il mio faro.
Non so perché quella sera ci sono capitata fuori tempo, sta di fatto che per la prima volta il mio faro sbilenco era aperto. Senza saperlo sono arrivata nel primo giorno di apertura del museo.
Un museo intenso, completo, che ti parla della storia e dell’ecosistema dell’isola. Un museo che non è un museo, è un «centro de interpretación», come lo ha definito Susana Labrador, assessore alla cultura di Formentera.

Dalle porte aperte si accede direttamente agli spazi che un tempo erano l’abitazione del guardiano e della sua famiglia, una casa a pianta quadrata con un corridoio che gira intorno alla torre della luce.
A ricordarti dove siamo ci pensa un grande plastico che illustra la disposizione originaria della struttura, con tanto di arredamenti in miniatura, mini tavoli, mini letti e mini abat jour.
Diametralmente opposto all’entrata, alle spalle del faro, c’è l’accesso alla terrazza, sparata diritta sul mare aperto.
Tutto il resto del museo però è occupato da grandi pannelli che raccontano l’essenza dell’isola, brevi ed efficaci. Ci sono pezzi d’epoca e filmati, fotografie e riproduzioni.
È tutto molto misurato, molto saggio e, dal mio punto di vista, molto necessario. I turisti toccata e fuga di Formentera hanno spesso nella check-list il faro della Mola, ma lo affrontano con un certo disagio.
Un paio di scatti e via. Al massimo un bicchiere al Codice Luna. Perché il faro è tutto quello che di Formentera le cartoline non raccontano.
Il faro della Mola è grezzo, inospitale, primitivo e magnetico.
Sa di libertà e pericolo, di storie lontane che non sai se vuoi conoscere. Proprio per questo il museo del faro è così importante, perché invece fa restare, e fa conoscere.
Perché la gita al faro non può essere solo una spunta sulla check-list, dopo il post su Instagram non hai vie di fuga, e se c’è un museo ci entri.
E lì, anche se non vuoi, inizi a conoscere.

Inizi a percorre il perimetro dell’inesplorato, inizi guardare oltre il bordo della cartolina.
Inizi a camminare nelle stanze che un tempo erano abitate dal guardiano del faro e dalla sua famiglia e, poco per volta, cammini proprio dentro l’Isola.
Inizia a vedere le praterie di posidonia e i campi coltivati, gli attrezzi per la pesca e gli alberi di fico sostenuti da los estalones, i verdelli e le lucertole.
Inizi a capire che in quel cesto pieno di immondizia raccolta sulla spiaggia forse c’è anche la tua, che in quel filmato c’è un signore che potrebbe essere tuo nonno che racconta una storia che potrebbe essere quella della tua famiglia, e tu sei lì, dentro a un faro, e il faro è su un’isola.
Un’isola di pescatori e contadini prima di tutto, un’isola con un mare stupendo e un ecosistema fragilissimo e prezioso.
Inizi a capire che questa cartolina in realtà è vera, vive e, quando la maltratti, soffre.
Inizi a prendere coscienza, a farti delle domande, a capire un po’ meglio dove sei.
È per questo che il Museo della Mola è così importante, perché chi arriva lì entra pensando a Instagram e esce pensando all’isola.
Francesca Pilla.

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